Le corde del pianoforte sono il cuore pulsante dello strumento. Vibrando, essa trasforma la tensione meccanica in suono, regalando al pianista la possibilità di esprimere emozioni, dinamiche e colori timbrici. Le corde non sono semplici fili d’acciaio, ma il risultato di secoli di evoluzione, sperimentazioni e raffinate tecniche costruttive.
Cenni storici
Le prime corde utilizzate nella storia della musica non erano metalliche. Gli strumenti ad arco e a pizzico dell’antichità si affidavano a materiali di origine animale: tendini, budelli e fibre naturali. I tendini più sottili venivano scelti per le note acute, quelli più spessi per le note gravi. Con il passare del tempo si cercò di aumentarne la massa rivestendoli o attorcigliandoli tra loro. Le prime corde “filate” non erano avvolte come quelle moderne, ma intrecciate, un espediente che permetteva di incrementare la sonorità senza perdere flessibilità.
La nascita delle corde metalliche
Un salto di qualità avvenne nel XIV secolo con la comparsa delle prime corde metalliche in ottone e ferro. Le dimensioni disponibili erano poche e le corde venivano trafilate a freddo. Solo alla fine del XVIII secolo si riuscì ad avvolgere un filo metallico attorno a un’anima, dando origine al concetto di corda moderna. Tuttavia, gli avvolgimenti iniziali erano poco compatti e distanziati, ben lontani dalla precisione delle corde odierne.
L’acciaio armonico
Con l’introduzione della trafilatura a caldo, fu possibile ottenere fili metallici di qualità superiore e in una gamma di misure molto più ampia. Questo aprì la strada a un miglioramento costante. Oggi le corde dei pianoforti sono realizzate in acciaio armonico di altissima qualità, frutto di un processo industriale sofisticato. Questo materiale garantisce resistenza, elasticità e una risposta sonora ottimale.
Il monocordo e le origini
Prima ancora della nascita del pianoforte, lo studio delle corde affonda le sue radici nel monocordo, strumento utilizzato già da Pitagora nel VI secolo a.C. per analizzare gli intervalli musicali. Una corda tesa sopra una tavola armonica con un ponticello mobile permetteva di ricavare le note dividendo la lunghezza vibrante in proporzioni matematiche. Col tempo nacquero monocordi a più corde, fino a due ottave, che aprirono la strada al clavicordo e quindi al pianoforte.
I cori di corde
Solo alla fine del XVIII secolo comparvero i primi cori di tre corde unisone, soluzione che caratterizza ancora oggi la maggior parte delle note di un pianoforte. Questo sistema permette di ottenere maggiore potenza sonora e ricchezza timbrica. Ogni corda vibra in modo leggermente diverso dalle altre, producendo un insieme vibrante e complesso che arricchisce il suono complessivo.
Il montaggio delle corde
Il montaggio delle corde di un pianoforte a coda non differisce molto da quello di un pianoforte verticale, ma richiede una particolare attenzione: durante la rincavigliatura bisogna sostenere dal basso il somiere con blocchi di legno e cunei, evitando crepe e danni strutturali al telaio. Ogni fase del lavoro richiede precisione e forza controllata, poiché la tensione complessiva che le corde esercitano sullo strumento può superare le 20 tonnellate.
Il prospetto delle corde
Quando si interviene su uno strumento, è fondamentale compilare un prospetto dettagliato delle corde. Questo documento annota lunghezza vibrante, diametro dell’anima, diametro totale con avvolgimento, tipo di occhiello, tensione espressa in Newton e distanza tra occhiello e avvolgimento. Questi dati non solo garantiscono la sostituzione fedele delle corde, ma permettono anche di preservare l’identità sonora originale del pianoforte.
Misurare le corde dei bassi
Le corde dei bassi meritano una considerazione speciale. Spesso vengono riutilizzate nei restauri, ma se anche solo alcune sono state sostituite, è preferibile rifare l’intero set per evitare differenze timbriche. Le corde nuove e vecchie, infatti, presentano caratteristiche di tensione e timbro differenti che rendono difficile l’accordatura e compromettono l’omogeneità del suono. Per questo, si misurano diametro e lunghezza della parte vibrante, prendendo nota accurata di ogni parametro.
Le corde degli acuti
Per le corde degli acuti si parte dalla nota più alta, trascrivendo nello schema tutte le misure. I cori con le stesse dimensioni possono essere quattro, sei o otto, a volte dispari se presenti corde con occhiello. Annotare con precisione queste misure è essenziale per progettare o correggere la cordiera, che rappresenta il cuore del calcolo acustico dello strumento.
La funzione acustica delle corde
Ogni corda è un piccolo universo sonoro. La sua lunghezza, il suo diametro, la tensione e il materiale di cui è composta determinano la frequenza e la qualità timbrica. Nei registri bassi le corde sono avvolte in rame per aumentarne la massa senza comprometterne la flessibilità, mentre negli acuti si predilige l’acciaio armonico puro. Questo equilibrio dona al pianoforte la sua ampia gamma sonora, che spazia dalle vibrazioni profonde e cavernose dei bassi ai cristalli luminosi degli acuti.
Restauri e scelte consapevoli
Nel restauro di strumenti storici non è consigliabile utilizzare corde moderne: esse altererebbero il timbro originale. È necessario rivolgersi a fornitori specializzati in corde d’epoca, che riproducono fedelmente materiali e misure storiche. Questa attenzione è ciò che permette di restituire autenticità e fedeltà al suono degli strumenti del passato.
Conclusioni
Le corde del pianoforte non sono semplici componenti, ma l’anima stessa dello strumento. Racchiudono secoli di storia, saperi artigianali e conoscenze scientifiche. Capirne la natura significa comprendere a fondo l’identità del pianoforte, la sua voce e la sua capacità di emozionare generazioni di musicisti e ascoltatori.
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